jueves, septiembre 15, 2005

(noticia) Sangue, arena e pathos È l’ora del flamenco

- di ALESSANDRA MICCINESI -
Alessandra Miccinesi

L'anima del flamenco? Caliente e irripetibile. Intrisa di terra e sangue, muscoli e polvere, ritmo e palpiti. Un'arte sempre in movimento - i tacchi piantati nel classicismo e lo sguardo dritto all'orizzonte - che fa perno su una triplice ossatura: el cante (canto tradizionale), el toque (chitarra e battito frenetico di mani e piedi), el baile (danza). Una triade che rievoca gli stilemi propri dei toreador: parar, templar e mandar. A giudicare dai protagonisti eccellenti di «Flamenco!
» - festival che si è inaugurato ieri all'Auditorium con l'esibizione del sestetto guidato dal chitarrista avanguardista Tomatito, nipote del leggendario Nino Miguel, e primo musicista flamenco vincitore di un Grammy con Paris 1987 - sono molti gli artisti che rivendicano, ciascuno a suo modo, l'autenticità del flamenco. Espressione di un'arte cullata in terra d'Andalusia e coccolata in tutto il mondo, che fino a venerdì 23 troverà casa al Parco della Musica.

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