martes, mayo 30, 2006

(entrevista) Joaquín Cortés


'Il flamenco per far sorridere i tristi tropici'

Domani arriva Joaquìn Cortés con il suo nuovo spettacolo 'Mi soledad'. Un one-man-show di danza a favore di un ospedale pediatrico ad Haiti

Milano, 24 maggio 2006 - Torna domani agli Arcimboldi il magnetico Joaquín Cortés, il 'pibe de oro' del nuevo flamenco, con Mi soledad, il suo one-man show ultraseducente.

E torna da 'bravo ragazzo', esibendosi a favore della Fondazione Rava-Nph Italia onlus, che sta costruendo un ospedale pediatrico ad Haiti.

Gitano di Cordoba, 37 anni, da poco trasferito a Londra, Joaquín preserva quel fascino androgino e quella bellezza romantica che mandano in visibilio ragazze e signore, modelle e attrici, stilisti e cineasti.

"Quando sono stato in quell’isola meravigliosa - spiega - ho visto la sofferenza vera. Piccoli che non hanno nulla e che sono felici di qualsiasi piccola cosa. Quando si scopre questo, si cambia, si sente l’obbligo morale di impegnarsi, di aiutare chi ha bisogno, avendo avuto più fortuna nella vita".

- E’ un impegno, il suo, laico o religioso?

Di credente più che di praticante.
-Il titolo dello spettacolo potrebbe sembrare poco ottimistico: contiene un nucleo autobiografico?

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